
  
    ESCURSIONI 2012
15 GENNAIO 2012 - PESCIA / COLLODI / PESCIA (wanderweg o Via della Fiaba)
Eccellente “ouverture” in 
questa fredda mattina di un inverno ancora ambiguo e sfuggente. Sole, parcheggio 
gratuito seguito da un buon caffè, e 38 partecipanti. Torna a camminare con noi 
Alessandro, dopo un prolungato stop per problemi al ginocchio e la Bruna. La 
“Via della Fiaba” parte subito in salita, elegantemente lastricata e curata nel 
taglio dei rovi e delle selve. E’ una traccia storica di com’eravamo e i 
numerosi tabernacoli e croci di ferro testimoniano il legame che si stabiliva 
tra la fede e il viaggiatore. Attraversato l’antico ponte degli elfi sul 
torrente Dilezza e superate olivete e muretti a secco, arriviamo a ridosso della 
villa Garzoni e ne attraversiamo il taglio in pietra che la divide dall’omonimo 
giardino. Davanti al cancello della villa s’inerpica il ripido selciato in 
pietra che ci farà attraversare il borgo di Collodi, costruito su una 
ripidissima cresta collinare. Lasciato il castello che chiude il borgo, inizia 
un altro segmento ambientale dove, dalla dolce collina fatta di olivete, si 
passa al bosco misto salendo in quota. Al quadrivio di Battifolle (il punto di 
scollinamento) ci fermiamo per il pranzo che tra l’altro dura solo mezz’ora dato 
il levarsi di un freddo filo di vento. Iniziamo la discesa verso il borgo di 
Monte a Pescia. Il borgo è ben tenuto con la chiesa “del Monte” ricca di 
simulacri ed enigmi. La china verso Pescia avviene attraverso un bellissimo 
selciato, curatissimo, scenico e ricco di storia e le numerose case antiche, 
ville (Barignano e Cafaggio) e muretti a secco, lo rende soggetto di attenzioni 
e foto. Superato il “sasso del vescovo”, si entra a Pescia apprezzando la parte 
medioevale della città ancora in ottimo stato di conservazione. Unica protesta, 
tra l’altro garbata, è venuta 
dalle ginocchia di Antonio, che nella discesa verso Pescia hanno fatto un 
superlavoro pur essendo in non buone condizioni.
38 partecipanti,  
14 km. circa  
(P.M.)  
29 
GENNAIO 2012 
- 
IL LAGO 
DELL’ACCESA E MASSA MARITTIMA
Come 
spesso succede, le condizioni meteorologiche ci hanno fatto stare in pena fino 
all’ultimo ma, fedeli al motto “osare sempre”, siamo partiti da Pontedera 
incuranti dei nuvoloni che ci sovrastavano. E abbiamo avuto ragione! La gita si 
è svolta con un tempo abbastanza variabile che ci ha regalato, oltre a alcuni 
spruzzi di pioggia, anche un po’ di sole. Dobbiamo scusarci innanzi tutto per 
aver indicato 14 km. di percorrenza; si è trattato di un errore. In realtà ne 
abbiamo percorsi a piedi circa 5/6, spostandoci in auto da un luogo all’altro. 
Comunque, seguendo i saggi consigli del nostro buon Giovanni, abbiamo iniziato 
il “tour” visitando i ruderi del Castello di Pietra. In questo luogo così 
affascinante, ebbe il suo castello 
Nello d’Inghiramo dei 
Pannocchieschi, politico di rilievo, che fu podestà di Volterra 
nel 1277 e di Lucca nel 1313, capitano della Taglia Guelfa in Toscana nel 1284 e 
capitano del popolo di Modena nel 1310. Era un uomo famoso per il suo 
temperamento violento, ed è qui, forse intorno al 1300, che ordinò l’ assassinio 
della moglie Pia dei 
Tolomei, per sposare Margherita Aldobrandeschi di cui si era 
invaghito. Forse è questa la Pia di cui il sommo poeta 
Dante Alighieri 
descrive il dolore, nel canto V del purgatorio della 
Divina Commedia 
con i celeberrimi versi "...ricordati 
di me che son la Pia: Siena mi fé; disfecemi Maremma...".
L’amico Giovanni ci ha qui riservato una piacevole sorpresa. Un attore, Lapo, 
amico di Giovanni, ha recitato in versi in “ottava rima” la storia di cui sopra 
e ci è sembrato per un attimo di rivivere quell’antica tragedia. 
Ci siamo quindi trasferiti al lago dell’Accesa con contemporanea visita 
del parco Tematico della Civiltà Etrusca, con resti di insediamenti risalenti al 
VII/VI sec. a.C.   Dopo una 
breve visita del lago, peraltro posto in un luogo incantevole, con acqua 
limpidissima e alimentato da una sorgente (infatti ha solo un emissario, il 
Bruna), ci siamo trasferiti a Massa Marittima per una breve visita della 
cittadina. 
Dal borgo medievale, fino alla città nuova, si possono percorrere i vicoli 
antichi e ripidi che si intrecciano nel centro storico e salgono fino alla parte 
alta del borgo; qui è facile trovare angoli suggestivi e caratteristici e punti 
panoramici che si affacciano a valle fino al mare. Molti dei luoghi più 
significativi, sono racchiusi dalla piazza della città: la meravigliosa 
Cattedrale di San Cerbone, 
il 
Palazzo Comunale,il
Palazzo del Podestà, la Torre del 
Candeliere 
ecc.. 
Interessante visita alla Fonte dell’Abbondanza con l’affresco dell’Albero della 
Fecondità(guardare bene la foto per capire il motivo di questo nome.......).   
Lapo, l'attore, ci ha deliziato ulteriormente, con altre interpretazioni, negli 
altri luoghi visitati. 27 partecipanti.
FOTO
19 FEBBRAIO 2012 - SANTA MARGHERITA LIGURE  /  
PORTOFINO
Arriviamo al pullman in 
una mattinata umida e piovosa, la tensione è palpabile, le speranze sono 
prossime al preannunciato naufragio meteorologico, un perfetto clima all’ O.K. 
Corral. Per tutta la settimana i bollettini meteo preannunciavano pioggia 
proprio da quelle parti.... Abbiamo anche quattro defezioni arrivate all’ultimo 
momento che incupiscono ulteriormente l’umore. Tra Carrara e Brugnato viene giù 
un’acqua da far paura però, dopo il tunnel di Deiva, non piove più e le nuvole 
si alzano un pò. Un lembo piccolissimo di azzurro è accolto come segnale divino. 
Da S. Margherita Ligure iniziamo la salita di Montebello ricavata in vecchie “creuze”, 
arrivando alla chiesetta della Madonna della Neve. Qui facciamo una piccola 
variante per raggiungere la chiesa di Nozarego posta in bella posizione e 
arricchita da un sagrato di grande pregio per il disegno formato da migliaia di 
pietre di fiume. La segnaletica della zona è molto precisa, la logistica dei 
segnali e impeccabile e i sentieri veramente belli e comodi e se non bastasse, 
la temperatura è tiepida e non piove. Superato il vallone dell’Acqua Morta e i 
numerosi casolari ristrutturati, scolliniamo nel vallone dell’Acqua Viva 
raggiungendo il Mulino Gassetta per la pausa pranzo dove ci aspetta Emanuela che 
gestisce la struttura insieme con un’altra collega. La struttura è bella e 
funzionale, ha il vecchio mulino ancora visibile, un gazebo chiuso con tavoli 
(dove molti pranzeranno) ed un locale riscaldato da una bella stufa in ghisa, 
dove altri del gruppo pranzeranno a base di focaccia genovese, pecorino e 
marmellata di cipolla (buonissima). Dopo il caffè, discesa verso Olmi e 
Portofino. Giunti in piazzetta, il grosso del gruppo raggiungerà Punta 
Portofino, passando dalla bella chiesa di San Giorgio ed castello Brown, altri 
invece giocheranno con i gabbiani del luogo molto meno timorosi dei piccioni di 
Piazza San Marco. Qui inizia a piovere e non ci sentiamo più in grado di sfidare 
la fortuna. Decidiamo di prendere la navetta che ci riporterà a S. Margherita 
rinunciando al tratto di sentiero pedonale che ci doveva portare a Paraggi ed 
all’Eremo di Niasca. Da S. Margherita, riprendiamo il nostro pullman per il 
rientro ed il viaggio verso la Toscana sarà caratterizzato da scrosci d’acqua e 
nuvole nere. C’è poco da dire... questa volta abbiamo asciutto un bel bucato. Un 
grazie per il coraggio ai 42 interpreti di questa giornata.
4 MARZO 2012 - L'ANELLO DELLE TERME DI RAPOLANO
Una mattinata dal cielo variabile con qualche bruma, ci ha 
accompagnato a Serre di Rapolano, da dove ha preso inizio il percorso. Siamo in 
trentadue e dopo la visita dell’elegante borgo medioevale di Serre, siamo andati 
alla ricerca del sentiero intercettandolo pochi metri dopo all’inizio di una 
collina boscosa. Solitamente la provincia di Siena è assistita da un’ottima 
segnaletica (CAI e Amm. Provinciale), qui invece abbiamo sudato e non poco, per 
“beccare” i bivi giusti. Infatti 
l’80% dei sentieri riportati sulla carta 
escursionistica delle Crete senesi, non esiste sul terreno, o esiste in maniera 
trascurabile. Abbiamo percorso 17 km in un ambiente variegato alternando colline 
boscose a colline calanchiformi e molto panoramiche. Grazie alla collaborazione 
di due ottimi “segugi”, quali Renzo e Piero di Lucca, abbiamo fugato i numerosi 
dubbi che si sono presentati lungo il percorso, come ad esempio è capitato alle 
cascate calcaree di San Giovanni, dove è stata subito individuato la traccia per 
il guado e il seminascosto sentiero di accesso alla piana di San Giovanni. La 
pausa pranzo è stata fatta sulla “Schiena d’asino”, curiosissima cresta rocciosa 
da dove, fino al 2000, fuoriusciva acqua caldissima. Oggi rimangono solo le 
piccole bocche di fuoriuscita, concrezionate e ancora degne di nota. Il catino 
della Puzzola era chiuso perché l’eccessiva concentrazione di CO2 rendeva 
pericoloso il sito. Fatta visita la solitaria Pieve vecchia di Rapolano, abbiamo 
raggiunto il borgo omonimo per una visita. Qui abbiamo lasciato cinque dei 
nostri che accusavano vari acciacchi; li abbiamo poi recuperati con le auto. 
Abbiamo intrapreso l’ultimo segmento di 6 km per il rientro a Serre e sono stati 
i più difficili per l’assenza di segnaletica, i molti bivi e la morfologia 
accidentata. Ottima l’interpretazione cartografica fatta dal gruppo. (P.M.)
 
....La 
lunga spiaggia di Portovecchio con le torri lontane... le onde lunghe e un vento 
fortissimo che ci spingeva quasi sollevandoci, defilando il gruppo come tante 
formiche... Bella sensazione, intensa come lo scirocco dal tono deciso che ci ha 
accompagnato per l’intera giornata. Siamo un bel gruppo all’Alberese, 
sessantatré escursionisti, con tanti amici della Borra Trekking che hanno 
iniziato con noi il loro calendario d’attività. Pagato il biglietto d’ingresso 
al parco e preso il piccolo bus del parco, abbiamo raggiunto i Pratini per 
iniziare il percorso verso Cala Forno. Al bivio per la Serrata dei Cavalleggeri, 
abbiamo salutato i genitori e il piccolo Alessio che avrebbero raggiunto la 
spiaggia attigua, dove li avremmo raggiunti più tardi. Nonostante il cielo 
coperto e il forte vento il percorso verso Cala di Forno è stato piacevole anche 
grazie ai numerosi squarci di eccellente paesaggio. Dopo il pranzo alla cala, 
abbiamo ripercorso il sentiero dell’andata fino a un piccolo bivio con 
staccionata. Qui abbiamo iniziato la ripida discesa verso la Paludetta e la 
spiaggia di Portovecchio raggiungendola con un po’ di difficoltà vista la 
morfologia del terreno. Qui bellissimo percorso in totale solitudine fino sotto 
la torre Collelungo. Data l’ora, eravamo in anticipo sulla tabella di marcia, e 
considerando che il piccolo Alessio e i suoi genitori avevano già guadagnato il 
centro visite del parco, abbiamo raggiunto anche la torre Torre di Castel 
Marino, tramite un bel sentiero gradinato nella roccia. La visuale dalla torre 
ripaga ampiamente il raggiungimento del sito. Il tempo iniziava a essere però 
tiranno e il nostro obiettivo di arrivare ai Pratini per le ore 16.00, orario 
per riprendere il bus per la foresteria del parco, diventava una cosa dura da 
guadagnare. Siamo arrivati al bus in “zona Cesarini”, infatti, l’autista aveva 
già il motore acceso pronto per la partenza, ma anche questa volta, come tutte 
le altre volte, avevamo programmato un lieto fine... e così è andata. Km. 14 
circa  
(P.M.)
FOTO
25  MARZO  2012 (fuori programma)  - 
DA CASTELFIORENTINO A CERTALDO
Il ritorno a Castelfiorentino avviene in treno. Bella e interessante giornata e 
un grazie ancora all'amico Giovanni!
Percorsi circa 20km velocità media 3,9 km/h  per 5,15 ore di movimento,  
ascesa totale 780m, discesa totale 794m (dati rilevati dal nostro nuovo GPS).
1  APRILE  2012  -  IL SENTIERO 
DELLE CASCATE DEL ROVIGO
Prima 
volta del Rifugio Trekking nella Giogaia del Mugello, tra i comuni di Borgo San 
Lorenzo e Marradi. Terra di confine, dove idiomi, nomi e usi si uniscono tra 
toscani e romagnoli ma dove la natura mantiene la sua vigorosa bellezza. 
Raggiunta Fonte dell’Alpe (840 m), poco sotto la Colla di Casaglia, facciamo 
scorta d’acqua all’antica fonte in pietra e, superato il quasi diruto Albergo 
dell’Alpe, ci dirigiamo per grandi prati verso il crinale. Siamo in ventuno e 
ben presto raggiungiamo la sella del crinale a 1020 m, dove sorge il bivacco 
Marcone (sempre aperto) per una piccola sosta. Iniziamo la discesa lungo la 
Valle dei Pianacci in una bellissima faggeta lungo il torrente omonimo che 
guadiamo due volte. Le stratificazioni orizzontali delle rocce formano numerose 
cascatelle e salti più grandi. Raggiungiamo il mulino I Diacci, privato ma 
aperto d’estate e adibito a piccolo ristoro, godendoci per alcuni minuti la 
bellezza del luogo. Appena saliamo per raggiungere il rifugio I Diacci, 
incontriamo la Cascata dell’Abbraccio, geosito ricco di fascino anche se con 
poca acqua. Arrivati a I Diacci e consumato il pranzo, ci siamo concessi un 
caffè e il fuoco del camino perché fuori fa freddo. Il rifugio I Diacci è in 
pietra, molto grande e confortevole, recentemente ristrutturato e gestito 
stabilmente. Discesa verso il Pian di Rovigo e risalita dello stretto vallone 
del torrente Rovigo attraverso una bella e antica mulattiera. Raggiunto il 
mulino, ritorniamo al bivacco Marcone e, percorrendo prati e vecchi 
terrazzamenti, facciamo rientro alla Fonte dell’Alpe. Ottima segnaletica e per 
fortuna un Mugello ancora ad alto livello ambientale. 
12 km. circa per 4,20 ore di cammino, velocità media 
2,9 km/h.
21-25 APRILE 2012 - La Via Francigena da Viterbo a Roma
Iniziata per caso nel 2008, la percorrenza della via francigena ha trovato il suo epilogo con l'ultimo tratto che ancora ci mancava per arrivare a destinazione (Roma). Naturalmente non è stato percorso tutto l'intero tracciato, ma solo da Altopascio (fino ad oggi). 8 persone del ns gruppo (Giovanni C., Fiorella, Spartaco, Sauro, Giuliana, Carla, Leonardo e Giovanna) hanno trascorso questi 5 giorni da "pellegrini". Il percorso si snoda su 5 tappe nella campagna romana, attraverso campi seminati, immense distese di noccioleti, boschi, attraversamento di torrenti, valloni impervi e centri abitati. Il tempo ci ha voluto bene regalandoci cinque giorni freschi, ventosi e anche soleggiati. Abbiamo conosciuto antiche cittadine risalenti all'epoca etrusca e romana, con testimonianze storiche come tombe etrusche, chiese, anfiteatri ecc. Abbiamo alloggiato in luoghi di accoglienza più o meno spartani e infine, la mattina del 25 aprile, con un sole splendido, siamo arrivati in piazza San Pietro dove abbiamo ricevuto il "testimonium" come attestato del pellegrinaggio. Tralasciamo la cronaca spicciola del viaggio e rimandiamo il tutto, come sempre, alla documentazione fotografica.
Dati statistici:
tappa Viterbo-Vetralla   km. 19,6  percorsi in 5 ore alla media 
di 3,9 km/h
tappa Vetralla-Sutri      km. 25,7   percorsi 
in 6,27 ore alla media di 4,0 km/h
tappa Sutri-Campagnano  km. 26,7 percorsi in 6,27 ore alla media di 4,1 
km/h
tappa Campagnano/La Storta km. 27 percorsi in 6,40 ore alla media di 4,0 km/h
tappa La Storta/Roma km. 21,6 percorsi in 4,57 ore alla media di 4,4 km/h       
per un totale di circa 120 km. !!
Viterbo - Vetralla                          
percorso (è necessario avere Google Earth installato sul computer)
Vetralla - Sutri                                
percorso
Sutri - Campagnano R.                   
percorso
Campagnano R. - La Storta             
percorso
La Storta - Roma                           
percorso
13  MAGGIO  2012  -  IL LAGO DI 
SANTA LUCE E L'ISTITUTO LAMA TZONG KHAPA
Ore 09.15, Bar Miami a Pian di Laura, sole e 22°c. Siamo tanti, 57/58 
escursionisti e la gestione della giornata, con i vari “step” previsti, ci 
stimola e ci preoccupa allo stesso tempo. Arrivati presso la Knauf, 
parcheggiamo, incontrando Luciano Giuntini, geologo del Comune di S.Luce e un 
suo collaboratore, che ci prepara alla visita della vecchia miniera d’alabastro 
del tipo “scaglione”, il più puro e pregiato. Formiamo quattro gruppi di 15 
condensando la visita in tempi sempre più snelli. Salutati e ringraziati i due 
dipendenti comunali, iniziamo il percorso accompagnati da un grecale sostenuto. 
Il grano si muove armonico spinto dal vento e il paesaggio aperto e libero 
regala piccole e personali riflessioni. Guadato il Torrente Lespa e raggiunto il 
crinale di Casa Impero, siamo in vista del Lago e di Casa Il Cerro dove è 
prevista la sosta. Il vento che si è intensificato, il campo seminato 
prospiciente il lago e il lago in secca ci fa cambiare idea, anche perché 
Antonio ci dà una buona “dritta” perché suggerisce di raggiungere l’agriturismo 
Le Fraìne, che conosce molto bene e che rimane tra l’altro lungo il nostro 
percorso. Un grande gazebo posto davanti alla colonica ci ospita quasi tutti 
comodamente seduti per il pranzo. Il titolare ci apre inoltre lo spaccio 
facendoci assaggiare dell’ottimo vino rosso, presentandoci i suoi prodotti 
(grappe, vino, olio, marmellate, sughi, ecc.) e noi ne approfittiamo per 
acquistare varie cose. Il percorso prosegue su colline spoglie e panoramiche 
spazzate da un grecale fortissimo e con un cielo sempre più cupo. Superati due 
guadi e i ruderi del Mulino Lespa raggiungiamo l’Istituto Lama Tzonga Khapa. Un 
po’ di curiosità, di titubanza, oltre al thè e il latte caldo, fanno convergere 
il grosso del gruppo nella sala della meditazione, mentre una più piccola 
pattuglia “medita” di arrivare quanto prima alle auto, poiché si sta scatenando 
un vero e proprio tornado con tavole e sedie che volano via tra scrosci di 
pioggia e pezzi di albero. Insomma, una ritirata scomposta, un “si salvi chi 
può” che completa questa escursione giocata assai bene dal gruppo in una 
situazione atmosferica molto bizzarra. Ore 17.00, Santa Luce, tempesta, 12°c.
totale 16/17 km. (P.M.)
FOTO percorso (è necessario avere Google Earth installato sul computer)
26/27  MAGGIO  2012  -  FARNESE 
E GLI EREMI DEL FIUME FIORA
Sabato 26
Arriviamo a Farnese nel pomeriggio del Sabato e dopo alcuni contatti telefonici 
con la Sig.ra Lucia, troviamo l’ostello che è posto nel centro del paese. Questo 
piccolo comune è stato una piacevole scoperta in quanto, oltre allo scenario 
medioevale con “chiassi” e vicoli ben curati, sorge su di una rupe che si eleva 
su profonde forre e, la somiglianza con Pitigliano, con tutta la relativa 
bellezza, è palese. Prima di cena raggiungiamo, con un facile e breve sentiero 
lungo il torrente Olpeta, la Cascata del Salabrone, molto scenica e nascosta 
all’interno di una forra lussureggiante. La cena all’ostello arriva con un po’ 
di ritardo ma è all’altezza per qualità e quantità e a pancia piena……, tutto è 
più facile. Visita serale del borgo e poi a nanna.
Domenica 27
Dopo colazione partiamo alla volta dell’antica città di Castro da dove inizia il 
trekking. Un reticolo di sentieri ci porta a visitare quasi tutto l’intero 
complesso delle rovine, passando in pochi metri dalla civiltà etrusca a quella 
latina per arrivare al 1649, anno in cui si compì la distruzione di Castro. 
Questa distruzione fu fatta dalle truppe pontificie mandate dal Papa Innocenzo 
X, nemico della famiglia Farnese, signori di Castro. Sentieri scolpiti nel 
travertino, forre, grotte e tombe, ci accompagnano fino al guado sull’Olpeta, di 
là dal quale inizia la maestosa Via Cava di Castro, con 
pareti alte anche 25 m. In alcuni tratti compare il basolato romboidale 
appartenente forse all’antica Via Clodia. Il sentiero prosegue sull’altipiano di 
Valle Fabinata, tra greggi e campi colorati da moltissimi fiori. Un cancello ci 
sbarra la traccia costringendoci a deviare verso la vicina strada che comunque 
ci porta al bivio per l’Eremo di Poggio Conte. Raggiunto il greto della Fiora, 
pranziamo vicino ad una mandria di mucche brade, facendo molta attenzione(c’era 
anche il toro!). Ripartiti, iniziamo ad avvicinarci alle rocce di travertino 
oramai incombenti sulla Fiora. Passerelle, piccoli ponti e corrimano, ci 
introducono in un ambiente sempre più interessante. Un anfiteatro di rocce 
verticali e una cascata che sembra disegnata da un artista, precedono l’erta 
scalinata scolpita nella roccia che porta all’eremo che già intravediamo dal 
basso. Il luogo è magnifico, la forza della natura e la volontà dell’uomo 
d’incontrarla, ci regalano quest’angolo dimenticato nel tempo. Purtroppo è tardi 
e non sarà possibile la visita a Ripatonna Cicognina, quindi lasciamo la valle 
della Fiora per il rientro a casa.    
E’ vero…, come qualcuno ha detto…, “la mattina potevamo partire un po’ 
prima”, ma i tempi della colazione ce lo hanno impedito. Un ringraziamento al Gruppo Trekking Tiburzi, nella persona di Ivano, 
per averci fatto conoscere il luogo e per le numerose informazioni 
fornite.(P.M.)
km 16 circa
3  GIUGNO   2012  -  IL 
MONTE FORATO
Dopo diverso tempo siamo finalmente tornati alle nostre origine, le Alpi Apuane, con un trekking non eccessivamente impegnativo, ma pur ricco di notevole interesse. Purtroppo, come accade in questo periodo, la giornata era piuttosto umida, afosa e nuvoloni minacciosi si addossavano sui monti. Fortunatamente pian piano si sono dissolti regalandoci un po' di sole. Siamo in 19, con una forte componente femminile. Lasciamo le auto come sempre al parcheggio prospiciente l'albergo Matanna e ci incamminiamo verso la Foce delle Porchette. Qualche piccola difficoltà per le pietre un po' umide, ma per fortuna nessuno scivola. Procediamo quindi verso la foce di Petrosciana ; qui ci dividiamo. Quattro ardimentosi affrontano la via ferrata "Salvadori", corta ma molto esposta, gli altri preferiscono il sentiero posto in basso, più lungo ma ovviamente meno impegnativo. Ci ritroviamo tutti all'arco del Forato dove, grande sorpresa, un gruppo speleologico versiliese aveva allestito una grande altalena. La corda era stata fissata alla parte superiore dell'arco e vari volontari si lanciavano verso il vuoto della vallata(ovviamente ben fissati al seggiolino). Inutile dire la grande sensazione nel lanciarsi sotto la maestosa arcata. Alcuni di noi hanno provato l'ebbrezza del lancio. Ritorno per lo stesso sentiero per un totale di circa 10 km.
  FOTO                        
percorso                           per 
vedere il video di Sergio Colombini cliccare sul link qui sotto:
                                                                               
http://www.youtube.com/watch?v=NSSb8LI5NJ8
                                                                 
altalena sul Forato(video): 
http://www.youtube.com/watch?v=lB5CSOhzzLQ
10  GIUGNO  2012 -  ROGGIO / 
CAMPOCATINO  /  EREMO DI SAN VIVIANO
Giornata plumbea con vento di mare e qualche raro squarcio 
di sole. A Roggio siamo in 18 e la temperatura segna 16°c, ideale per l’inizio 
in salita. Il vecchio sentiero in alcuni tratti si perde nel fitto del bosco, ma 
la traccia è sempre ben visibile. Superati alcuni ruderi in pietra e un gruppo 
di castagni secolari, arriviamo alla marginetta di San Michele, ben curata, 
accogliente e con l’erba intorno, appena rasata. In breve arriviamo al pianoro 
(torbiera) di Casa Tontorone, luogo unico per lo scenario. Lo sguardo vira per 
360° sulle vette apuane e sull’Appennino senza mai vedere nessun segno tangibile 
della civiltà (case, strade, paesi, tralicci, ecc.) ed è fantastico. Raggiunto 
Campocatino e per noi sopraggiunta la fame, pranziamo ai tavoli posti nel prato, 
vicino alle casette in pietra, molte delle quali ristrutturate con gusto e 
decoro. Alcune gocce di pioggia ci disturbano, più che altro psicologicamente 
che realmente, nel tratto di salita che precede il ripido scivolo che porta 
all’Eremo. Fortunatamente le gocce cessano e ci gustiamo lo scenario dello 
scivolo del canale di San Viano. Entrare per primi nell’Eremo (com’è successo al 
sottoscritto) è molto emozionante; la prospettiva dell’altare povero ed 
essenziale, le poche panche, la roccia che sposa il tetto, regala attimi intensi 
che liberano il cuore. Visitato il “terrazzino”, dove si trova una piccola fonte 
e dove un tempo si coltivavano erbe e ortaggi, raggiungiamo il belvedere che, 
con facili passaggi su roccia ed un cavo metallico, ci offre l’abisso verso 
Arnetola e la vista verso le tecchie che ci sovrastano. Ritornati a Campocatino, 
aspettiamo che siano preparati al bar dei necci con la ricotta per una robusta 
merenda, dopodiché rientriamo verso Roggio con passo lesto, poiché un cielo 
sempre più nero e un vento teso agiscono come il nerbo di un cavaliere, A poche 
centinaia di metri da Roggio udiamo in lontananza un tuono e questo ci rende più 
che mai felici e sereni... adesso la natura potrà esprimersi come 
preferisce.(P.M.)      ca. 
17 KM. A/R  
24  GIUGNO 2012 - LA ROCCA SILLANA E LA 
MINIERA DI RAME
Dopo molti anni, abbiamo deciso d’affrontare un 
percorso collinare in piena estate abbandonando la scelta fatta di quote elevate 
o freschi canyon. Del gruppo fa parte anche una rappresentanza di “La Borra 
trekking” che aveva incluso nel proprio calendario questa uscita. Nonostante la 
paura del caldo, la voglia di mare e il dislivello, siamo in 19, c’è anche 
Martine, un’amica francese. Da Montecastelli scendiamo verso il Podere La 
Cetina, dove abbiamo appuntamento con Gianluca, proprietario del bel podere 
ristrutturato e dell’area mineraria, il quale ci accompagnerà alla visita della 
miniera di rame. Arrivati lungo il greto del Pavone, dove sorge l’antico 
villaggio minerario, Gianluca ci distribuisce i caschetti aprendo la miniera. 
L’interno è tenuto molto bene, la luce ci accompagna in ogni angolo, rivelando 
particolari curiosi e grandi ambienti. La cucina dei minatori, le vie di fuga, 
la cappelletta, rende merito al recupero fatto da Gianluca. 
Guadato il Pavone, inizia la salita verso Rocca 
Sillana. Salendo il paesaggio offre la selvaggia gola del Pavone in tutta la sua 
bellezza, dispensando anche sudore e sole dardeggiante. In quota sentiamo il 
vento di ponente raggiungerci e questo ci rincuora. Intanto Daniele continua 
imperterrito il suo compito d’apripista e in breve, raggiungiamo i 540 metri 
della Rocca. Facciamo una lunga sosta 
pranzo mentre il vento ci rinfranca ed è un 
autentico elisir. La discesa verso La Pieve si svolge lungo un sentiero aperto e 
qui il sole si fa sentire. Piccola sosta sotto la chioma di un leccio secolare e 
inizio della discesa verso il Pavone. Il tratto è ripido e si articola su del 
serpentino cromaticamente molto bello, ma che prevede passaggi un po’ delicati. 
Raggiunto il Pavone, i più entrano nell’acqua per una rinfrescata, consapevoli 
della ripida salita che ci aspetta. In effetti è il tratto più duro, almeno la 
prima parte e il sole, la mancanza di brezze e l’acqua che inizia a 
scarseggiare, accentuano il disagio. Poi il sentiero si addolcisce, si entra 
nella selva e già la situazione migliora. Superate le Grotte Fiorentine (due 
grandi caverne), raggiungiamo un podere, dove troviamo una fontanella e ci 
facciamo una bevuta da elefanti. Un simpatico ometto ci avvisa che non potevamo 
entrare in quanto proprietà privata (peraltro senza nessun cartello) e ci 
consiglia di tornare indietro. Dopo le nostre vibranti proteste (eravamo 
veramente distrutti…), mosso a compassione, ci 
facilita l’uscita piegando il filo spinato della recinzione. Una piccola 
avventura…Uno stradello campestre ci conduce a 
Montecastelli e alle auto. A San 
Dalmazio, dove ci fermiamo per una fresca bevuta, abbiamo 
l’occasione, per l’interessamento di Delia, di visitare il minuscolo museo dei 
giocattoli antichi e dei minerali, veramente carino. Un grazie a Daniele di La 
Borra Trekking, per la pianificazione del percorso e per la sua conduzione.  
ca. 12,5 km. (P.M.)
16  SETTEMBRE  2012 -  LA VIA 
FRANCIGENA DAL PASSO D. CISA A PONTREMOLI
Verso le ore 9 siamo a Pontremoli in Piazza San Francesco dove troviamo ad accoglierci il trenino, il conducente e un consigliere comunale con delega al turismo. Dopo i saluti e la foto di rito, siamo saliti sul trenino alla volta del Passo della Cisa. Avevamo prenotato per 20 posti, ma siamo in 18 per due defezioni giunte all’ultima ora. Il clima è frizzante (il trenino è aperto) e la giornata splendida. Al Passo visitiamo il Santuario di Nostra Signora della Guardia poi varchiamo la porta lignea che annuncia l’entrata nel tratto toscano della Francigena, iniziando il cammino. Ci precede il gruppo del Riotorto Trekking, giunto al Passo con un pullman. I primi chilometri si sviluppano in una bella faggeta, poi il panorama si apre e percorrere lo spoglio crinale del Monte Cucchero, è un vero piacere per la vista. Dall’Orsaro al Molinatico fino al Cornoviglio, un rincorrersi di monti, vallate e piccoli borghi. La discesa però ci chiede “il conto”. L’antico selciato, la forte pendenza e sassi vaganti, iniziano a lavorare sulle nostre articolazioni e l’arrivo per la sosta a Cavezzana d’Antena è più che ben accolto. Il minuscolo borgo è carino e ben tenuto, in più abbiamo incontrato un gruppo di trekker australiani, guidati da una inglese che abita in zona. Superato Groppoli, arriviamo al ponte di legno sulla Civasola, inaugurato a Giugno 2012 onde evitare il vecchio e malagevole guado. Dopo una dura salita arriviamo a Previde, il borgo più ben conservato da dove inizia il tratto quasi interamente protetto da muretti a secco. Dopo Groppodalosio, scendiamo al bellissimo ponte del 300 tutto in pietra ad arcata unica per poi risalire in un castagneto verso Casalina. Attraverseremo altri tre ponti in pietra, superando molte maestà in marmo ed un antico Mulino con ancora le pale in legno, arrivando all’ultimi borgo di Topelecca. Da qui, strappo finale verso il Passo della Crocetta da dove inizia la discesa lungo lo spettacolare acciottolato della Via Crucis di Arzengio. Breve pausa al bar di Arzengio e giù verso Pontremoli, dove arriviamo alle ore 19, molto provati fisicamente ma paradossalmente rilassati e sereni. Durante il percorso abbiamo consumato uva bianca e nera cogliendola nelle numerose piccole vigne che ci ha dato, tra l’altro, un po’ di carica di cui la ns. muscolatura aveva oltremodo bisogno. Il nostro GPS ha calcolato quasi 24 km percorsi. (P.M.)
FOTO                
percorso 
(visualizzabile con Google Earth)
video n. 1 di Sergio Colombini(il "trenino") :     
http://www.youtube.com/watch?v=Qb-ON9zBWHU
http://www.youtube.com/watch?v=LYJlP4j-RIs
23  SETTEMBRE  2012  -  DA 
MIGLIARINO A BOCCA DI SERCHIO
Un cielo “così e così” e qualche goccia di pioggia verso 
Navacchio, ci ha un po’ preoccupato, però al ritrovo di Migliarino, siamo in 39 
e questo ci incoraggia anche perché incontriamo persone nuove e vecchi amici. Al 
parcheggio prospiciente il cimitero di Migliarino s’innesca una discussione con 
il custode della struttura il quale ci avverte che è pericoloso lasciare le auto 
lì perché potrebbero essere depredate e vandalizzate. Si crea un po’ di 
allarmismo che cerchiamo di contenere e razionalizzare e comunque partiamo 
lasciando le auto fiduciosi che nulla sarebbe accaduto. Superiamo la grandissima 
e ultima curva del Serchio, ancora invisibile perché la golena è grande e 
osserviamo cavalli e guidatori di sulky che ci superano sudatissimi. E’ infatti 
caldo e umido, lo confermano anche i milioni di moscini che ogni tanto formano 
vere e proprie nubi. Dopo una deviazione, che ci allontana dal fiume e ci porta 
alla strada per Marina di Vecchiano, rientriamo da un cancello e torniamo al 
Serchio, questa volta lungo la sua sponda. Notiamo che sponde e sottobosco sono 
stati ripuliti, inoltre sono stati ricostruiti con buona cura pontili e approdi 
per le numerose barche. Arriviamo alla foce ed è sempre un belvedere poiché la 
penisola “effimera” ha la sua massima grandezza e il Serchio ha soltanto un 
piccolo scivolo dal quale poter entrare in mare. In direzione Nord, notiamo il “lamone” 
che il fiume forma con le piene e che nella stagione secca rimane lago isolato 
retrodunale. Mangiamo alla foce, mentre il grosso del gruppo arriva a pranzare 
alla rotonda di M. di Vecchiano. Intanto un pescatore pesca con il “gacchio” e 
una famiglia con bimbi guada la foce cercando la traccia dove l’acqua è meno 
alta. Il ritorno alle auto è fatto ad un passo di carica perchè, chi raggiunge 
le auto, deve tornare verso il mare, dove alcuni del gruppo si sono trattenuti a 
riposarsi e a scattare delle foto. Al rientro auspicata sorpresa: nessuna auto 
ha subito danni. Abbiamo percorso tra i 19 e i 22 km, infatti c’è chi ha 
camminato di più. (P.M.)
7  OTTOBRE  2012  -   CALA  
VIOLINA
Un'altra giornata afosa in questa estate che sembra non voler mai arrivare 
all'autunno. Siamo in 17 (numero perfetto!). Purtroppo all'ultimo momento è 
mancato Paolo Morelli (la ns guida n. 1), impedito da un incidente domestico. 
Lasciamo due auto in località Puntone di Scarlino, che serviranno poi per 
riportare gli autisti al luogoo di partenza (si tratta di un percorso in un 
unico senso) e ci dirigiamo nei pressi della Capanna Civinini. A dire il vero 
dall'ultima volta che siamo stati qui (forse 15 anni fa) la "capanna" adesso è 
un edificio molto attrezzato con ristorante e bagno annesso e pure recintato 
(abbiamo dovuto bypassare un cancello).
Percorriamo la bella spiaggia per circa 500 metri. Il cielo è velato, l'aria è 
afosa e il mare è calmissimo; camminare sulla spiaggia deserta è veramente 
piacevole. Ci inoltriamo poi nella macchia per fare una sosta (la volta 
precedente l'avevamo erroneamente evitata) a Cala Civetta, una incantevole 
insenatura sabbiosa, pochissimo frequentata e forse anche più gradevole di Cala 
Violina.
Comunque la sosta più lunga, dove pranziamo, è ovviamente prevista a Cala 
Violina. Due ragazze fanno pure il bagno; inoltre Ornella, uscendo dall'acqua, 
si becca pure un riccio nell'alluce del piede. Sarà poi Dante a effettuare 
l'estrazione chirurgica di alcune spine.  A malincuore (ci si stava proprio 
bene) verso le 14 prendiamo la via del ritorno percorrendo lo stradello che 
costeggia il mare. Percorsi circa 13 km.
21  OTTOBRE  2012 - L'ANELLO DELLA 
VERNACCIA NEI DINTORNI DI S.GIMIGNANO
Una giornata di fine estate che sembra voler cedere il passo 
all’autunno, ci ha accompagnato nel cuore delle colline senesi nei pressi di San 
Gimignano. Siamo in 33 partecipanti anche grazie all’adesione degli amici di La 
Borra Trekking capitanati da Giorgio. Dal borgo di San Donato iniziamo il 
percorso verso Montauto. Camminare su stradelli bianchi, tra vecchi cascinali, 
filari di viti e raffinati profili collinari, è bellissimo e proprio in questo 
quadro è possibile trovare la risposta al perché nella nostra regione giungano 
turisti da tutto il mondo. Superati i poderi Ciliegiata e Voltrona, 
intercettiamo il segnavia della Via Francigena che ci introduce al borgo di 
Montauto posto in cima a un colle davanti al profilo inconfondibile delle torri 
di San Gimignano. Attraversato il Borro dei Bagni raggiungiamo la Torraccia di 
Chiusi, elegante e ristrutturata residenza; piccola sosta e partenza per Monti. 
Da questa località, dopo aver risalito la vallata del torrente Foci, arriviamo 
nuovamente a Torraccia di Chiusi, dove pranziamo nel prato antistante alla 
struttura. Una lieve velatura di cirri offusca il sole rendendo il clima più 
gradevole. Altre coste collinari, cascinali ed eleganti viali cipressati ci 
accompagnano al paese abbandonato di Ciuciano, dove campeggia una chiesa dalla 
sobria e garbata facciata. Poco oltre nei pressi della strada per San Donato 
superiamo Ranza, piccolo borgo interamente ristrutturato nel classico stile 
locale. L’ultimo tratto di circa due chilometri lo percorriamo lungo la strada a 
basso scorrimento, onde evitare una salita sulla “via salaiola”, perché la 
stanchezza inizia a farsi sentire. Ci ritroviamo tutti alla Cantina di Umberto 
(Fattoria di San Donato) per una bevuta e per acquistare vino, olio e ceci. 
Percorsi 18 km. (P.M.)
FOTO percorso (con Google Earth)
video di Sergio Colombini:   
 http://youtube/0Hwhh3DFgZM
25  NOVEMBRE 2012  -  LUNGO L'ELSA 
(DA COLLE V. D'ELSA A POGGIBONSI)
Dopo alcune domeniche di tempo brutto, che ci ha fatto 
annullare una gita, finalmente abbiamo una “finestra” di sole con temperatura 
gradevole. Arriviamo a San Marziale, da dove inizia l’escursione e visitiamo 
l’omonima Chiesa, risalente al 1007, con l’aiuto di uno storico locale che ci 
fornisce notizie utili per apprezzare l’importanza del sito. Salutato lo 
storico, attraversiamo il ponte sull’Elsa, scendendo lungo il fiume proprio dove 
inizia una gora del 1800 in corrispondenza di una cascata. Il percorso è 
attrezzato ed è veramente bello, ci sono scalette, corrimano, e guadi su blocchi 
di rocce con corde parallele che aiutano il passaggio. Qui l’Elsa scorre 20/30 
metri più in basso rispetto alla piana colligiana e forma numerosi salti e 
cascate, grazie all’erosione fatta sui banchi di travertino. Il salto del 
Diborrato è la cascata più grande ed è alta circa 15 metri. Alcune polle e 
numerosi torrentelli testimoniano la ricchezza idrica della zona. Arrivati ai 
ruderi del Ponte Spugna (abbiamo percorso tre chilometri da San Marziale), 
risaliamo verso la strada entrando in Colle Valdelsa, quella bassa. Dalla 
vecchia stazione ferroviaria, posta in Piazza Arnolfo di Cambio, e visitate le 
vecchie case che ospitarono Garibaldi, prendiamo una galleria di epoca 
medioevale che ci conduce all’ascensore per Colle alta. Il borgo di Colle alta è 
ben tenuto e, oltre all’impianto architettonico assai raffinato, possiede 
numerosi palazzi d’epoca e case torri. Visitiamo anche la grandiosa Cripta a 
croce greca posta sotto il Duomo. Il nostro percorso riprende seguendo 
fedelmente il tracciato dell’ex ferrovia per Poggibonsi, riconvertita oggi come 
percorso trekking o per mtb. Dopo due ponti sull’Elsa, saliamo verso la chiesa 
di San Lorenzo, che visitiamo e raggiungiamo il convento di San Lucchese e la 
fortezza di Poggiobonizio. Discesa poi verso Poggibonsi, dove termina 
l’escursione. 22 partecipanti  km. 16 circa(P.M.)